Tre donne, di buon mattino, in quell’ora in cui si passa dal buio alla luce, vanno a prendersi cura del corpo di Gesù… Il loro maestro lo amano anche da morto e scoprono che il tempo dell’amore è più lungo del tempo della vita, mentre passano di sorpresa in sorpresa: «guardando videro che il grande masso era già stato spostato».
– Nelle donne piegate su se stesse che, di buon mattino, vanno al sepolcro di Gesù vedo tutti noi che, in questa perdurante situazione pandemica, camminiamo con nel cuore sentimenti di tristezza, di paura e di profonda attesa.
Sono anche convinto che dentro la pesantezza del momento c’è la forte spinta verso la normalità del vivere, come in attesa di una sorpresa .
In ogni situazione che sembra essere chiusa in se stessa noi cerchiamo sempre la via di uscita, la verità che ci rende liberi, l’amore che ci rialza, addirittura siamo perennemente alla ricerca della vita che annienta per sempre la morte.
– Le donne vanno al sepolcro di Gesù al levare del sole: il cammino della notte termina con l’irrompere della luce.
Nel Vangelo di Luca e precisamente nel Cantico di Zaccaria, il Cristo è identificato con “il sole che sorge dall’alto” (Lc 1.78).
Così è avvenuto in due notti particolari: quella di Natale piena di stelle, di angeli e di canti; quella di Pasqua: di terribile silenzio, di buio ostile, dove veglia un pugno di uomini e di donne totalmente disorientati.
Notte di Natale, in cui il Verbo eterno si fa carne.
Notte di Pasqua, in cui la carne indossa l’eternità perché si apre il sepolcro vuoto e il soffio della vita avvolge ogni uomo e donna.
Con la sua nascita il Cristo si è fatto carne, con la sua morte è disceso nelle profondità della mia carne, con la sua risurrezione illumina e trasfigura la mia carne rivestendola di eternità .
– Le donne arrivate al sepolcro vuoto si sentono dire dall’angelo: «Voi non abbiate paura. Non è qui, è risorto» (Mt 28, 5-6). È un annuncio di speranza che è anche per noi, oggi.
La tomba è il luogo dove chi entra non esce. Ma Gesù è uscito per noi, è risorto per noi, per portare vita dove c’era morte, per avviare una storia nuova dove era stata messa una pietra sopra.
Lui, che ha ribaltato il masso all’ingresso della tomba, può rimuovere i macigni che sigillano il cuore. La sua luce ha illuminato l’oscurità del sepolcro: oggi vuole raggiungere gli angoli più bui e faticati della vita.
La Pasqua ci insegna a vedere “il sole che sorge dall’alto” nella vita quotidiana dove di giorno in giorno, di esperienza in esperienza, ci accorgiamo che l’amore genera nuova vita e che la vita è più forte della morte.
Questa è la speranza cristiana: saper generare vita nuova per vincere la morte, saper alleviare il dolore per dare agli altri e a noi un po’ di “buona” Pasqua, perché il nome ultimo di Dio è: Risurrezione!